“Quante strade e quante ragioni crea il cuore per arrivare a quello che vuole!”
Questo è uno dei più celebri aforismi di Alexandre Dumas (figlio), autore del grande classico di cui vi voglio parlare oggi: “La signora delle camelie”.
Di Francesca Canti
La trama
“La signora delle camelie” vede la luce nel 1848; ambientato in Francia nella prima metà dell’Ottocento, il romanzo si apre con la visita d’un uomo distinto alla casa di una giovane cortigiana i cui averi, dopo la sua prematura scomparsa, sono stati messi all’asta.
Il narratore decide dunque di comperare un libro, “Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut” di Antoine Prévost. Grazie all’acquisto di questo romanzo il narratore conoscerà, pian piano, la storia della bellissima Marguerite, la cortigiana più desiderata di Parigi, e della sua travagliata storia d’amore con il giovane Armand Duval.
Lo stile
Lo stile di Dumas è per me difficile da inquadrare. Alcuni aspetti mi hanno lasciato assai interdetta, mentre altri mi hanno completamente rapita. Non mi ha convito la scelta di un narratore che non sia un protagonista diretto della storia d’amore e che non scopra la vicenda piano piano.
È innegabile che questa scelta stilistica crei grande mistero e suspence, ma è solo grazie alla forza dei sentimenti di Armand che ci si trova presi dal vortice della narrazione. Il suo amore per Marguerite e la sua disperazione travolgono come un’onda il lettore, che non può fare a meno di continuare la vicenda, nonostante conosca già, in parte, il tragico esito.
La trama non presenta un intreccio particolarmente complesso, eppure la sua “semplicità” cattura immediatamente il lettore, che trova difficile non amare i protagonisti. Marguerite è un personaggio complesso, non facile da apprezzare di primo acchito, ma si rivela nella sua bellezza durante lo svolgimento della narrazione.
Armand è meno complicato della bella cortigiana, ma non per questo meno apprezzabile per chi legge quest’opera. Diverse scelte compiute dai protagonisti non sono facili da mandare giù, e rendono la storia dolceamara, sensazione che per molti versi ci accompagna per tutto il romanzo.
“Talvolta si è felici per un nonnulla, ed è crudele distruggere questa gioia quando, lasciandola vivere, si può rendere ancora più felici colui che la prova”.
La vera identità di Marguerite
Non molti sono a conoscenza di un fatto assai interessante: per la figura di Marguerite Gautier, Alexandre Dumas si è ispirato a una cortigiana realmente esistita.
Alphonsine Rose Plessis, nota come Marie Duplessis, aveva una carnagione chiara, capelli corvini, un fisico longilineo, il tutto unito a intelligenza, fascino e spontaneità.
Queste doti la resero presto la cortigiana più desiderata di Parigi. Amante dello stesso Alexandre Dumas diventa la sua musa per la scrittura de “La signora delle camelie”.
Così come Marguerite anche Marie morirà giovanissima, a soli 23 anni, a causa della tisi, malattia che non lascia scampo.
Ho sempre trovato malinconico questo aspetto della storia. Sebbene la loro relazione amorosa sia stata interrotta dallo stesso Dumas, non posso fare a meno di chiedermi quanto ci sia di Alexandre e Marie in Marguerite e Armand. Forse ho una visione troppo romantica, me ne rendo conto, ma ho sempre interpretato quest’opera meravigliosa come un tributo d’amore verso la bella cortigiana.
L’influenza de “La signora delle camelie”
Un particolare che invece è assai più noto riguarda il fatto che il romanzo di Dumas abbia ispirato molte opere, tra le quali un altro grande capolavoro: “La traviata”, opera lirica di Giuseppe Verdi, la cui bellezza e influenza culturale sono innegabili.
Confesso che non ho mai visto di persona questo meraviglioso spettacolo teatrale, fatto di cui mi rammarico molto. Sarebbe facile trovare in rete un video de “La traviata”, ma penso che verrebbero meno tutto quel bagaglio di emozioni che solo la visione dal vivo in un teatro è in grado di regalare.
Perché il titolo “La signora delle camelie”.
Marguerite, come la maggior parte delle cortigiane, possedeva fascino e un’eleganza innata, ma rimaneva pur sempre malvista a causa della sua morale.
Amante delle camelie, fiori dalla bellezza indiscutibile, era solita portarne con sé un mazzolino di bianche, così da dimostrare ai clienti la sua disponibilità, o rosse in caso di indisposizione.
Non so se per questo dettaglio Dumas si sia ispirato a Marie Duplessis o sia frutto della sua fantasia, ma l’ho sempre trovato un particolare molto poetico.
Sebbene indichi la disponibilità fisica di Marguerite di congiungersi con un uomo, Dumas glielo fa comunicare attraverso le camelie, fiori fragili e dalla bellezza effimera, incapace di non subire lo scorrere del tempo, esattamente come Marguerite.
La figura della cortigiana

Immagine su carta da parati del dipinto di Madame Pompadour a opera di Francois Boucher. Licenza Depositphotos
La figura della cortigiana è antica e spesso controversa. Le cortigiane dovevano essere belle, colte e raffinate, in grado di dare pieno sfoggio delle arti femminili, soprattutto perché spesso dovevano presenziare a corte.
L’attività della cortigiana era complessa, ma non si può dire che queste donne non godessero di molte più libertà rispetto alle donne “caste” del focolare. Dialettica, ingegno e talento dovevano essere combinati alla bellezza per diventare fonte di ammirazione e desiderio da parte di tutti gli uomini.
Due cortigiane famosissime furono Madame de Pompadour e Marie-Jeanne Bécu. Madame de Pompadour fu l’amante ufficiale di Luigi XV, una donna in grado di influenzare le arti, la moda, il teatro e la musica, ma soprattutto politica. Il suo potere e la sua influenza lasciarono il segno nella storia della Francia.
Alla sua morte le successe proprio Marie-Jeanne Bécu che, grazie alle sue innumerevoli doti, riuscì a convincere persino Napoleone III ad appoggiare l’unità italiana.
Le cortigiane furono spesso figure influenti e potenti, ma rimanevano pur sempre donne di mal costume e per questo la loro vita, così come la loro morte, viene descritta come triste e solitaria.
Il finale de “La signora delle camelie”.
Il lettore già dalle prime pagine è a conoscenza della morte della bella Marguerite, ma ciò non rende l’opera meno interessante o appassionante. La conclusione de “La signora delle camelie”, come vi ho già raccontato, non è affatto prevedibile o aspettata.
Mi sono sempre domandata quale scelta avrei compiuto nei panni della bella Marguerite. Per scoprire di quale decisione sto parlando non vi resta che leggere questo stupendo classico.
“… quando Iddio concede l’amore a una cortigiana, quest’amore, che sembra a prima vista un perdono, diventa ben presto per lei una punizione.”
Francesca Canti
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