E se i protagonisti dei libri che abbiamo amato prendessero vita? Se sei una fan delle serie “Trident Security” e “Masters & Mercenaries” , be’ mettiti comoda, perché ho una sorpresa per te.
Abbiamo infatti intervista dal vivo un Master vero, in carne e ossa.
Ti presento Master Marcus
E: Marcus benvenuto, di nuovo grazie, sia a nome mio sia a nome di tutte le lettrici di Follie Letterarie, grazie di essere qui, nella cornice del “Tempio Club e Privè” e di aver accettato di rispondere alle nostre domande.
M: È stato in piacere
E:Vorrei cominciare quest’intervista parlando un po’ di te, quindi ti chiedo di presentarti alle mie lettrici.
M:mi chiamo Marcus Leo, ovviamente non è il mio vero nome, è il nome che viene usato nell’ambiente, dove quasi tutti hanno uno pseudonimo.
Sono nel BDSM da quasi 15 anni e sono entrato per curiosità, ma è stato amore sin dal primo giorno.
Da lì ho intrapreso quei passi che mi hanno portato a dove sono oggi, è stato un percorso bello lungo ma ne è valsa la pena.
Sei un Master solo se…
E: A me piacerebbe fare chiarezza sulla terminologia, parlo da chi vede un po’ fuori dalla finestra: sub, master slave switch… immagino ci sia una differenza tra master e dominatore.
M:La differenza c’è perché noi intendiamo dominatore nel senso di indole: sei un dominatore, quindi sei una persona a cui piace avere il controllo; Master invece si usa in questo ambiente quando si ha qualcuno accanto, che è la tua slave, “schiava”, in italiano, perché non si può essere il master di nessuno, tu sei un master perché hai la tua schiava.
E:E invece lo/la switch?
M: Di veri switch ce ne sono pochi, è una persona che ha sia un’ indole dominante sia sottomessa, ed è una situazione in cui una prende il sopravvento sull’altra e viceversa. Lo switch è una persona molto completa, che si sa divertire in tutti i contesti e a 360 gradi.
Dico che ce ne sono pochi di veri perché ci sono molte persone che all’inizio si ritengono switch, ma solo perché hanno le idee confuse.
Per esempio uno nasce che vuole essere dominante, poi si scopre sottomesso e si definisce switch, però non è così, lo switch è una persona che vive entrambi i contesti contemporaneamente.
E: Nei libri si parla di “giocare” è corretto? Oppure tu daresti un’altra traduzione? Ad esempio “scena”o “sessione”?
M: Sessione è un termine molto corretto. Quando io faccio una sessione, questa inizia, finisce e muore lì. Invece il termine gioco si usa in contesti più personali, per esempio “io sto giocando con la mia schiava”. Gioco viene da “game” che però è un termine generale, da noi si usa “gioco” perché non c’è modo di tradurlo con un altro termine, insomma, dobbiamo fare i conti con la lingua italiana.
il whip-master
E:Tu sei un whip- master e un dungeon monitor. Le mie lettrici hanno una vaga idea di questi ruoli, perché nei libri che pubblico se ne parla. Abbiamo intuito che usare la frusta non è assolutamente banale. Ci puoi parlare del tuo percorso a tal proposito? Ci racconti cosa fa un dungeon monitor
M: Partiamo dalla frusta, che poi si collegherà con il concetto dungeon monitor.
Io sono entrato in questo mondo come rigger, cioè mi piaceva legare, però non trovavo piacere. Essendo io un sadico, non trovavo il piacere che cercavo.
Una sera, un mio amico dell’epoca che possedeva una frusta, me la fece provare ed è stato vero amore a prima vista, mi viene la pelle d’oca ancora a pensarci.
Da lì ho capito che volevo una frusta, il problema era trovarla, perché non è come andare in un sexy shop e comprare 50euro di frusta.
Inoltre, per quello che facciamo noi ci vuole una frusta fatta solo da un artigiano e costa, e soprattutto ci vuole tempo per realizzarla, quindi è stato un percorso un po’ difficile all’inizio.
Per fortuna conosco un bravissimo artigiano che mi ha anche insegnato ad usarle. Una volta che ne ho avuta una, ho cominciato a frequentare corsi con grandi maestri. A quel punto il problema è che i corsi vengono tenuti soprattutto a Roma e Milano, quindi la distanza poteva essere un problema.
E:Ma è vero che ci si esercita con i fogli di carta? E che la carta non si deve spezzare?
M: No, io non ho mai usato dei fogli di carta, mi sono allenato coi manichini a cui attaccavo dei bersagli realizzati con lo scotch di carta, che indicano i punti di colpire.
E ti alleni, ti alleni.
Prima che arrivassi ad usarla su un’altra persona sono passati 3 anni, perché volevo essere sicuro di non fare errori. La sicurezza tutt’ora non ce l’ho, nonostante abbia comunque insegnato ad altre persone a maneggiare la frusta.
Purtroppo la frusta è uno strumento che se la sai usare fa quello che vuoi, ma se non la sai usare potrebbe “rovinare i giochi” e per me, se un gioco dura è più divertente.
Se io do una frustrata e l’altra cade per terra, il gioco è finito, il dolore devi saperlo controllare e se non lo sai fare c’è un problema.
E:Ci racconti cosa fa un dungeon monitor?
M: Il dungeon monitor è qualcuno che viene assegnato al controllo del gioco degli altri. Durante un evento BDSM, ci deve essere sempre qualcuno che controlla che gli altri stiano giocando nella maniera corretta, che rispettino non solo la persona che hanno davanti, ma anche chi hanno intorno.
Perché se io mi metto a giocare con la frusta in una sala piena di persone, corro il rischio di colpire qualcuno, quindi il dungeon monitor deve assicurare la sicurezza di tutti, e deve comprendere tutte le tipologie di giochi, non solo la frusta, ma anche le sculacciate, anche clinical, come per esempio aghi e suture, fuoco.
E: Quindi un dungeon monitor deve avere un background enorme.
M: Sì, io ho fatto corsi di tutti i tipi, fra cui anche quelli di pronto soccorso, anche perché più ne sai del corpo umano, più sai dove andare a colpire; inoltre c’è gente che gioca con qualunque cosa.
E: Hai qualche aneddoto particolare che vorresti condividere con noi? Non so anche divertente.
M: Ce n’è uno divertente che mi è capitato qualche tempo fa durante un gioco di aghi.
Di solito sono superficiali, ovvero pizzichi solo la pelle e poi fai uscire, altri invece li vogliono può profondi e quindi in quel caso c’è del sanguinamento.
A quel punto la gente viene da me a chiedere che rischio si corre, quindi io devo rispondere che anche se è brutto da vedere, non è pericoloso.
Invece qualche anno fa, quando ancora non ero dungeon monitor, stavo facendo dei giochi con le candele con la mia, allora, ragazza, ed è capitato che un tizio, preso dal panico, sosteneva che la stessi ustionando, al punto che ha chiamato addirittura il dungeon monitor per avere la conferma che lei stesse bene.
All’inizio non la presi benissimo ma ora col senno di poi, ci rido anche sopra. Il fatto è che quando fermi un gioco non è bello.Ed è questa la difficoltà maggiore da parte del dungeon monitor, ovvero sapere quando fermare un gioco. Perché una volta che l’hai fermato poi non si riprende più.
come si diventa Master?
E: Una delle domande più frequenti che si pongono le lettrici è: come si diventa un Master?
M: Si diventa master nel momento in cui una persona si affida a te e riconosce in te il ruolo del suo master, quindi di colui che la accompagnerà nel suo percorso e che la condurrà per ottenere quello che vuole e insegnarle quello che vuole.
Molte volte il termine viene tradotto con “maestro” ma anche perché alla fine è vero.
Quindi si diventa “Master” solo perché qualcuno ti riconosce come tale.
E: Se una delle mie lettrici volesse approcciarsi al mondo del BDSM, che cosa consiglieresti? Quali primi passi? Cosa ne pensi dei munch? Come si fa a riconoscere qualcuno che pensa di sapere tutto dell’argomento e poi invece si rivela un cialtrone?
M: Partiamo dal presupposto che quando ho cominciato io, il BDSM era una nicchia e quindi le persone che lo frequentavano erano persone vere e che lo volevano veramente.
Purtroppo è stato sdoganato tantissimo, soprattutto da alcuni film e da internet che comunque l’ha spinto tantissimo. Da una parte è stato bello, ma dall’altra c’è il lato negativo, per esempio molte persone vengono con idee molto sbagliate.
Quindi come fare a riconoscere un cialtrone? Semplice, se uno si presenta come master e dice “cerco una schiava”.
Come ho detto poco fa, il master deve essere riconosciuto; da solo ti riconosci come dominatore, come sadico.
Per esempio io mi presentavo come sadico, con tutto quello che ne consegue.
Quado ti si presentano come “master” già dovrebbero suonare i campanelli d’allarme.
Poi riguardo al Munch, io lo consiglierei, per me è una bella cosa. Si tratta di un evento informale dove la gente ci mette la faccia, cioè tu vai vestito normale in un luogo normale in una tavolata di gente che è lì solo per quello e che vuole quello.
Poi è chiaro che in mezzo ci trovi quello che “spera di” ma molte volte, anzi quasi sempre, le persone che frequentano ambienti BDSM abitualmente, sanno cos’è, e di conseguenza sanno come stare al mondo e come rapportarsi.
Quindi avere un colloquio informale al riguardo, in un luogo protetto e in pubblico, secondo me è utile e lo consiglio.
BDSM: sfatiamo i pregiudizi
E:Che ne dici di abbattere subito un pregiudizio riguardo al BDSM? Cioè che il 99,9% dei praticanti non è affetto da patologie comportamentali e psicologiche. So che tu al riguardo ti sei documentato, hai voglia di condividere con noi i frutti delle tue ricerche?
M: Allora, i film ci insegnano che siamo tutti malati.
Io ti posso garantire che è l’esatto contrario. Innanzitutto per fare quello che facciamo noi devi stare bene, devi essere sano.
È stato dimostrato da studi condotti da varie università prestigiose di psicologia che chi è pratica il BDSM è molto sano, anzi molto più di altre persone.
Uno dei motivi principali dell’instabilità di una persona sta nel fatto che si reprime, noi non lo facciamo, reprimere ti porta ansia, depressione.
Noi invece siamo felici, siamo contenti di poter dare e ricevere, siamo liberi.
Io mi ritengo una persona posata, nella vita reale sono una persona normalissima, ho una famiglia normalissima, non ho subito traumi in casa, i miei genitori non sono nemmeno separati, semplicemente ho le mie perversioni come tutti, e chi non le ha mente.
E: L’autrice che pubblico pone molta attenzione a quelle che potremmo chiamare (correggimi se sbaglio) le linee guida del BDSM, ossia l’SSC: sicuro, sensato e consensuale. Consenso, sicurezza e responsabilità, insieme all’utilizzo della safeword. Ci puoi illustrare meglio questi concetti?
M: SSC è la base del BDSM, non è solo una linea guida, ma anche una scuola di pensiero, data dal fatto che tutto quello che facciamo deve essere sano, sicuro, consensuale.
Il problema è che da fuori una persona dice: sano? Una persona che frusta un’altra persona non mi pare sano!
Però è sano mentalmente, ti rende felice, ti eccita, quindi mentalmente è considerata una cosa sana, nei limiti di quello che una persona può sopportare chiaramente.
Si parte con il presupposto che quello che facciamo è sicuro, io prendo tutti gli accorgimenti perché la sessione sia sicura.
Consensuale si spiega da solo, è la terza parola ma dovrebbe essere la prima, tutto nel BDSM è consensuale, nel momento in cui forzi qualcuno è violenza, e una violenza non è BDSM.
il master e la parola di sicurezza
E: Ma tu la usi la “safeword”? Io ho letto in giro che ci sono molte persone che dicono “ah io non la uso perché non ce n’è bisogno”
M: “Io non la uso perché non ce n’è bisogno”, partiamo da questo.
Chiariamo, la “safeword” si usa sempre, soprattutto quando si ha un’interazione con una persona che non conosci, quindi bisogna mettersi d’accordo magari con una parola.
Nel mio caso non è una parola perché quando gioco sono a 3 metri di distanza, una parola non la sentirei, però comprendo i gesti come alzare un piede, sbattere la mano ecc…
È il segnale che ti fa capire di essere andato un po’ oltre o che l’altra persona è arrivata al limite della sopportazione.
Io non la uso perché con la mia schiava abbiamo un livello di affinità elevato e riesco a capirlo semplicemente da come lei si muove, però consiglio di programmare una “safeword” quando non c’è confidenza con la persona con cui stai giocando.
i limiti di un Master
E: Nei libri della mia autrice si parla dei contratti che regolamentano diciamo “gli aspetti” dominazione/sottomissione, soprattutto dei limiti che sono imprescindibili per l’interazione. Ci puoi raccontare la tua esperienza, ma soprattutto la domanda a cui tengo io è: i limiti sono fatti per essere superati?
M: I limiti sono fatti per non essere superati, perché io da dominante so fin dove posso arrivare. Quello è un limite, io so quali sono i limiti della persona cui con cui sto giocando, che possono essere dati dal “oltre questa cosa” o “questa cosa”.
Il limite non si traduce solo “al massimo 10 frustate” ma può anche essere: “non voglio essere toccata in un determinato modo” oppure, esempio terra terra, “io voglio giocare con te però ci si limita al gioco e niente approccio sessuale” .
Questo è il limite e io non posso superarlo, se il limite vuole essere superato è la schiava che lo decide, non io.
I contratti esistono scritti, anche se in Italia sono carta straccia, mentre in paesi come gli Stati Uniti hanno valore legale.
Il 99,9% dei contratti si chiudono a voce prima del gioco, quando si parla dei limiti e dei giochi che vorremmo fare, però a voce, non c’è nulla di scritto.
E: Quando si parla di rapporto BDSM, correggimi se sbaglio, si parla di scambio di potere e di controllo, però c’è chi, e a me piace molto come visione, vede più che uno scambio di controllo, uno scambio di confidenza reciproca, un gioco di squadra in cui ci si scambia ascolto e attenzione. Tu sei d’accordo con questa visione?
M: Assolutamente vero.
Io sono un sadico, ma se davanti a me non ho chi si sottomette, sono un sadico che frusta il muro, sono un re senza regno.
È la sottomessa che decide sempre quando comincia e finisce il gioco, come va il gioco, i limiti, quindi alla fine io sono lo strumento con cui lei prova piacere.
Non esiste un rapporto in cui il dominante decide tutto, chiaro, a meno che non sia la sottomessa a volerlo.
Però nel momento in cui alla schiava non vai più bene, tu non puoi più averci a che fare con lei, voglio che questa cosa venga capita molto bene perché è un concetto molto importante.
Col master ci devi parlare
E: Una cosa che io apprezzo tanto è il dialogo e la franchezza che c’è alla base. Per esempio c’è questa autrice di romance BDSM che apre i suoi libri invitando le sue lettrici che hanno trovato un dominatore di aprirsi, ricordando “che il vostro master non vi legge nel pensiero”, quindi è proprio un invito al dialogo, ad aprirsi ad esprimere le proprie paure, speranze ecc… Tu sei d’accordo?
M: Assolutamente. Succede quando la schiava viene da me e mi mette di fronte i suoi limiti e suoi desideri…
Nel momento in cui invece, non mi dici qualcosa, possono intercorrere dei problemi perché io non posso sapere tutto.
Anche questioni come problemi fisici. Mi è capitato tempo fa che una schiava mi abbia detto dopo la sessione che soffriva di attacchi epilettici.
Capisci bene che la cosa avrebbe potuto prendere una svolta pericolosa, quindi bisogna essere aperti al 100%.
subspace, mito o realtà?
E: domanda bruciapelo, il subspace esiste?
M: Eccome se esiste.
Parlando in termine medici, La subspace è un eccesso di endorfina, che è un neurotrasmettitore che secerne naturalmente il cervello in casi di dolore estremo come quando, per esempio, ti si rompe un osso e non senti niente, anche un orgasmo secerne una piccola dose di endorfine ed è per quello che ci si sente spossato, affaticato e con la testa fra le nuvole.
La subspace è questo
Devo dire a mio avviso che è un bel traguardo, perché è un momento di estasi estrema, tu sei in un mondo tutto tuo fatto di piacere, leggerezza e di estrema tranquillità.
C’è però un risvolto della medaglia, cioè l’altra persona se ne deve accorgere. Finché la sottomessa cade a terra, te ne accorgi, ma altre volte sta in piedi e spesso non reagisce, non sente il dolore e se non te ne rendi conto, tu continui il gioco.
Infatti uno dei primi segnali che l’altra persona è in subspace è dato dal fatto che non ti risponde.
Quando l’altra persona entra in sub space bisogna darle tempo di riprendersi, nel caso dell’orgasmo dopo un minutino si è già ripresa, mentre in altri casi il sovradosaggio di endorfina è enorme e quindi ci può volere anche un’ora per riprendersi.
L’importanza dell’aftercare
E: Da 1 a 10 quando è importante l’aftercare in un’interazione BDSM e in cosa consiste?
M: 11, perché tu sei responsabile di quello che hai fatto all’altra persona.
Ciò è imprescindibile perché tu sai ciò che questa persona ha subito e devi fare in modo di accompagnarla, magari perché in un subspace, magari ha delle ferite che vanno disinfettate, magari ha dei lividi da lenire, anche coccolarla perché può essere un po’ spossata, quindi devi prenderti cura come se fosse una persona inerme e devi fare in modo che quello che le hai fatto risulti alla fine piacevole.
BDSM, ma quanto conta l’amore?
E: Arriviamo ora alla domanda a cui tengo di più. Parliamo di sentimento, sesso e BDSM. Ovviamente te l’ho già anticipato, io pubblico romanzi romance, però mi chiedo: dato che esiste il sesso occasionale, esiste anche il BDSM occasionale? Oppure una volta che si comincia, il coinvolgimento emotivo è inevitabile?
M: Ti sorprenderò, è molto più comune l’occasionale, soprattutto per quanto riguarda un play party.
Parlo spesso di play party, perché essendo un dungeon monitor, mi capita spessissimo che qualcuno venga per provare, quindi si fa un gioco che finisce lì.
Nel 99.9% delle mie sessioni non ho mai giocato con la stessa persona più di una volta, perché sono persone che rimangono contente e da lì dopo se ne vanno, quindi sì, esiste anche il BDSM occasionale.
Poi chiaramente la questione cambia se hai la tua schiava, io per esempio ho la mia e gioco con lei.
E: Il BDSM è una bolla o lo si può vivere nella quotidianità?
M: Il BDSM lo si può vivere nella quotidianità perché molte volte non lo si ha la possibilità di farlo fuori; di solito è una faccenda talmente intima che lo si fa a casa propria.
E: Grazie, Marcus, per la tua collaborazione!
Si ringrazia Il Club privé “Il tempio” per la location e la preziosa collaborazione.
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